Le Bio Avversità di Mencini in viaggio nelle Terre alte

Articolo uscito su Wigwam news n. 64 del 5 marzo 2023

Dopo aver indagato le speculazioni presenti negli alpeggi italiani con il libro “Pascoli di carta. Le mani sulla montagna” (2021), sono tornato a “camminare” nelle terre alte con il mio ultimo lavoro uscito sempre per la Kellermann edizioni dal titolo “Bioavversità. Il vizio delle monocolture nelle terre alte”. Quello che racconto in questo ultimo viaggio che mi ha portato in giro per diverse regioni italiane, è la preoccupante perdita della biodiversità nel nostro Paese a causa del proliferare delle monocolture agricole. Lo sviluppo delle colture intensive e specializzate ha infatti comportato, come scrivo nell’introduzione del volume riportando alcune considerazioni di Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), “problemi di impoverimento e d’inquinamento del suolo, rischi sanitari e una perdita di diversità ecologica. Inoltre, l’uso dei diserbanti ha ridotto la presenza di vegetazione spontanea e la semplificazione degli ambienti ha determinato la scomparsa o l’allontanamento di specie faunistiche legate a determinate coltivazioni. Il diffondersi delle forme nanizzanti, a causa della necessità di rispondere a precisi criteri commerciali e requisiti agronomici, ha di fatto portato a un aumento eccessivo della produttività. L’abbandono dell’agricoltura tradizionale, o dell’allevamento in collina e in montagna, ha causato dissesti idrogeologici per la mancata manutenzione del territorio”. Partendo da queste valutazioni, ho iniziato un viaggio che mi ha portato ad indagare la diffusione del prosecco a nordest, dei meleti nella Val di Non, dei noccioli nel centro Italia, dei pascoli non sempre sostenibili nelle Alpi e negli Appennini, analizzando con attenzione articoli, documenti, rapporti scientifici, dialogando con diversi protagonisti di queste vicende e riportando accorate testimonianze sulle conseguenze ambientali e sanitarie causate dalla diffusione delle monocolture, dall’uso dei pesticidi e dalla crisi ecologica e climatica.

Pertanto ho studiato il grande successo del prosecco nel nordest che ha generato sicuramente ricchezza e importanti riconoscimenti commerciali ma pure delle criticità di natura ambientale legate all’uso talvolta della chimica. Altro tema affrontato è stato quelle dei meleti prodotti in val di Non che hanno ormai colonizzato la bassa e media valle portando anche in questo caso sicuramente benessere e occupazione ma pure contrasti sociali e l’opposizione di una parte della comunità preoccupata per le conseguenze sanitarie causate dall’uso dei fitofarmaci. Poi mi sono trasferito in centro Italia, precisamente nel viterbese e vicino ad Orvieto e il lago di Bolsena, anche in questo caso per indagare il grande sviluppo in questi territori dei noccioleti su richiesta delle diverse aziende dolciarie. Un “business” importante ma che ha diviso il territorio e la comunità con la presa di posizione di ambientalisti, di diversi enti locali, di coltivatori biologici e dei Biodistretti di Via Amerina e Forre e del Lago di Bolsena. Un movimento trasversale che chiede di superare la monocoltura, diversificare la produzione e valorizzare meglio il territorio con un minor uso dei pesticidi. Ho raggiungo infine l’Alto Molise, per conoscere la bellissima esperienza di Castel del Giudice in provincia di Isernia, un paese che rinasce e sta vincendo lo spopolamento con politiche basate sulla valorizzazione del territorio e la produzione di mele assolutamente biologiche e applicando con intelligenza una economia agricola diversificata. Non a caso, il Comune di Castel del Giudice (IS) ha vinto recentemente il Premio Italiadecide consegnato presso la Camera dei Deputati a Roma, dedicato alle eccellenze nazionali a sfondo pubblico che si sono distinte per le buone pratiche di comunità e per aver messo in atto modelli ed esperienze di partecipazione condivisa tra cittadini, amministrazioni e imprese.

Anche in questo libro, non mi fermo solo agli aspetti negativi o di denuncia, ma racconto anche diverse storie virtuose e vincenti che attraversano tutti questi territori. Coltivatori e produttori biologici che riescono a stare sul mercato anche al di fuori della grande distribuzione, scienziati e agronomi che studiano le conseguenze dell’uso dei diserbanti sull’ambiente ma che sono in grado anche di dare delle alternative efficaci all’uso della chimica, dimostrando che è possibile un’agricoltura diversificata e sostenibile, basata sul rispetto del territorio e della sua storia rurale.

Insomma, un lungo viaggio che guarda al futuro, al rispetto delle imminenti normative europee in materia agricola che ci porteranno sempre di più ad implementare politiche sul territorio che si dovranno adattare ai cambiamenti climatici in atto ed essere sempre di più sostenibili.

Giannandrea Mencini