Vidotto difende la natura

Articolo uscito sulla pagina culturale del Gazzettino il 3 maggio 2020

Articolo uscito sul Gazzettino il 3 maggio 2020

Esce in questi giorni per le edizioni Minerva il nuovo libro dello scrittore cadorino Francesco Vidotto dal titolo “Il Cervo e il bambino”. Vidotto torna così’ alle origini pubblicando con la casa editrice emiliana alla quale sono legati alcuni suoi intensi ed emozionanti libri come “Siro”, storia di un pastore che fin da bambino sognava di imparare a leggere e “Oceano”, dove l’autore racconta la vigorosa vita di un anziano boscaiolo che si chiamava Oceano e non aveva mai visto il mare.

“Il Cervo e il bambino” è un racconto dove la montagna del Cadore con le sue cime superbe e note come l’Antelao e il Montanel,  i suoi straordinari altipiani, pascoli, boschi e torrenti, fa da cornice a una vicenda dolce e commovente. Il libro narra la storia di un cacciatore, a caccia con il figlioletto di 5 anni, che uccide un cervo ed il bambino è il primo a raggiungere la preda ferita. L’animale allora parla all’anima pulita del fanciullo di come, nei lunghi anni della sua esistenza di cervo, abbia imparato a conoscere l’uomo. 

L’esistenza del cervo rappresenta sostanzialmente il trionfo della natura e dei suoi valori che l’uomo non sa cogliere, accecato spesso dalla violenza e dalla supponenza, che porta la razza umana a voler togliere agli altri più che a dare.

Vedevano in me il fascino della vita selvaggia ma nel loro cuore già vibrava tenue l’istinto di addomesticarmi perché quando fiuti la libertà altrui, ti pare di poterla arraffare privandone che ne è in possesso”. 

Vidotto, attraverso gli occhi del cervo e la sincera spontaneità e delicatezza del bambino, indaga le debolezze e le incredibili contraddizioni dell’uomo adulto così difficili da decifrare sia per l’istinto animale e sia per l’animo innocente di un fanciullo.

L’uomo vi caccerà perché siete belli e grandi e forti e lui, l’uomo, cerca sempre di appropriarsi delle cose più belle”.

Le pagini di questo racconto sono profonde e ricche di suggestioni che fanno talvolta sorridere e talvolta riflettere il lettore. C’è sempre l’illusione che l’essere umano riesca in qualche modo a riscattarsi e alla fine l’autore ci regalerà una speranza concedendo ancora all’uomo la possibilità di poter cambiare il suo futuro.

Gli uomini – chiesi – sono tutti così?» «No – rispose lui – ve ne sono di migliori. Lichiamano “bambini”.

Lo stile della scrittura di Vidotto è semplice e armonioso. La descrizione delle bellezze naturali e della montagna così amata dallo scrittore, è curata e mai banale, senza inutili abbellimenti stilistici che potrebbero rendere la narrazione troppo ridondante e difficile da leggere. Una scrittura snella che non esagera in aggettivi e avverbi e nemmeno abusa di quelle continue similitudini che oggi inondano forse un po’ troppo la letteratura di montagna.

Anzi, “Il Cervo e il Bambino” forse rappresenta una sintesi delle principali qualità letterarie dell’autore dove la passione per la scrittura riesce a dare una fortissima carica poetica ad un racconto che entra, attraverso l’amore, profondamente nel nostro cuore.

Giannandrea Mencini