Una Storia di tante storie…

Articolo uscito sulla rivista online Luminosi Giorni il 19 maggio 2021

Una Storia di tante storie. Questa è la Vogalonga, probabilmente la più famosa manifestazione a remi non competitiva al mondo, che quest’anno ritorna protagonista il 23 maggio, seppur nei limiti imposti dalla pandemia, nella Laguna nord di Venezia.

Tante storie che si collegano fra loro e che hanno come sfondo la città storica, le sue isole, le acque lagunari. Vicende dove l’amicizia, la passione per il remo e la difesa della città e del suo ecosistema lagunare, si intrecciano e assumono importanti significati anche dal punto di vista storico.

L’amicizia dapprima fra Paolo Rosa Salva e Silvio Testa. Il primo, architetto e naturalista veneziano, che, dopo essersi laureato, mentre prestava il servizio militare in Val di Fassa, comandato a svolgere la propria opera di controllo nell’ambito della storica Marcialonga, evento dedicato allo sci da fondo, ebbe l’intuizione di fare una cosa simile, ma con le barche, a Venezia. Il secondo, pure lui a quel tempo in vacanza in quelle vallate, che dopo esser stato coinvolto dall’amico, dimostrò subito interesse per la proposta aiutando Paolo a realizzarla.

La passione per il remo inoltre, grazie alla Vogalonga, ritornerà in auge rivitalizzando il ruolo delle remiere, favorendo la rinascita dell’artigianato, della cantieristica e il rifiorire dell’arte dei “remeri” all’interno di rustiche botteghe.

In verità, alla fine degli anni ‘60’ e inizio anni ’70, il legame fra il remo e i veneziani era andato un po’ scemando, lasciando spazio ai motori e, fra gli ideatori, vi era un certo scetticismo sul fatto che ci fossero ancora diversi veneziani in grado di percorrere i 32 Km della Vogalonga solo remando.

Proprio in quegli anni, in città, era attivo il Fronte per la Difesa di Venezia e della Laguna che vedeva Paolo Rosa Salva e Silvio Testa, giovani militanti di quel movimento apartitico e trasversale impegnato nella difesa ambientale della Laguna. Un movimento dove Giuseppe “Pino” Rosa Salva, padre di Paolo, ne era l’anima propulsiva che denunciava con modalità diverse, il dissesto morfologico della Laguna, l’escavo del Canale dei Petroli, gli imbonimenti e l’espansione in gronda lagunare della zona industriale. La grande preoccupazione di Pino era che tutti questi interventi distruttivi della sua Laguna, avvenivano in una inconsapevolezza totale da parte dei cittadini che avevano smesso da tempo di “andare” in Laguna, soprattutto a remi, a parte pochi pescatori e cacciatori. Per cui Pino voleva assolutamente trovare un modo per ricreare quel forte connubio fra città, isole ed ecosistema lagunare, riportando i veneziani a frequentare gli spazi lagunari, a riscoprirne lentamente i segreti ma anche le trasformazioni in atto.

Ecco che l’’idea pensata dal figlio, poteva rappresentare un’ottima occasione da questo punto di vista, evidenziando, nel contempo, come la manifestazione remiera avesse un legame storico con i primi movimenti legati alla salvaguardia della città e della laguna.

Paolo, malgrado le perplessità ricordate, convinto che la sua fosse una buona idea, ripiegò all’inizio su di una regata di San Martino, chiamando a raccolta tutti gli amici che, come lui, erano appassionati dell’ambiente lagunare. 

La regata su pupparini si tenne tra gli Alberoni e Malamocco il 10 novembre 1974 in quella che il Gazzettino battezzò come una “regata ecologica”. Questo fu l’ordine d’arrivo: 1. bianco, Francesco Zanotto e Sandro Potenza; 2. canarin, Pipino Cristinelli e Stefano Falchetta; 3. arancio, Lino Fongher e Sandro Borin; 4. canarin, Paolo e Lalo Rosa Salva; 5. marron, Ugo Gozzi e Paolo Tito; 6. verde, Bepi Cipolato e Mario Borin; 7. celeste, Cesare Albanello e Lucio De Nardo; 8. rosso, Silvio Testa e Lorenzo Zanotto; 9. riserva, Delfo Utimpergher e Bebo Voltolina; 10. viola, Paolo Potenza e Alfredo Poli.

Alle premiazioni partecipò il fotografo Lorenzo Morucchio, il pittore Luigi Tito e il Direttore d’allora del Gazzettino Lauro Bergamo che poi presiedette fino alla sua morte il Comitato della Vogalonga.

Nella stessa serata, dopo la regata, trascinati dalla bella giornata sportiva passata in laguna, tutti i protagonisti sposarono l’idea della Vogalonga e iniziarono i preparativi. Si creò un primo Comitato promotore di cui facevano parte Toni, Pino e Poalo Rosa Salva, Carlo Gottardi, Lauro Bergamo, Delfo Utimpergher, Lilly Sirolla, che venne definito dal giornalista Sandro Meccoli sulle pagine del Corriere della Sera “un gruppo sparuto di veneziani che, stanchi di ‘ciacolar’ e di ‘sentir ciacolar’ sulle sorti della città e della laguna, hanno richiamato i cittadini alle armi, ovvero all’arma di sempre, il remo”.  

L’8 maggio del 1975, il giorno della festa della Sensa ovvero dell’Assunzione quando la città lagunare celebra il suo matrimonio con il mare, si capì che l’idea, accolta fra molte perplessità, si era realizzata con grande successo. Quella domenica mattina un po’ nuvolosa e ventilata, in Bacino di San Marco si radunarono silenziosamente ben 545 barche a remi per un totale di almeno 1500 partecipanti. Un momento emozionante descritto così da Delfo Utimpergher sul Gazzettino, giornale che promosse con grande passione l’evento: “Una rivincita del remo sul motore. Una riscoperta del suggestivo ambiente lagunare, un raduno popolare non per contestare qualcosa o qualcuno, ma unicamente per solidarizzare con Venezia”.

Oggi la Vogalonga, grazie all’importante lavoro del Comitato promotore e di Antonio Rosa Salva, continua ad essere un momento importante della storia di questa città riuscendo ancora, seppur con qualche contraddizione, a coniugare la tradizione ed i valori iniziali con le esigenze attuali di una società e di una città, in continua trasformazione.

Giannandrea Mencini

Queste informazioni e aneddoti riportati nell’articolo sono stati raccolti nel mio libro “La Vogalonga” uscito nel febbraio 2021 per i mini formato di Supernova edizioni.