Una montagna fin troppo bucolica nei testi scolastici del secolo scorso

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Articolo uscito sul Gazzettino ed. Belluno del 15 agosto 2019

Luigino Scroccaro, studioso del territorio, che da tempo lavora nel mondo della scuola cui ha dedicato numerosi volumi, ha appena pubblicato per la collana “Kilometri di storie” della casa editrice Kellermann di Vittorio Veneto il libro “Le Alpi a Scuola” (pagine 80, 10 euro). Un testo molto interessante che rappresenta un lungo viaggio immaginario tra le Alpi Orientali, limitandosi al periodo che parte dalla fine della metà degli anni Quaranta agli anni Settanta del secolo scorso. Un viaggio però particolare: fatto attraverso l’analisi dei testi scolastici e su come gli stessi raccontavano e illustravano la montagna. Una montagna che, come scrive la nota studiosa Luciana Palla nella presentazione del volume, “viene presentata ai bambini generalmente sotto aspetti conformi alla tradizione”. Una concezione quindi convenzionale che crea soprattutto fra gli scolari, comprensibilmente visto il periodo storico considerato, un immaginario alpino spesso legato ai valori patriottici. Le Alpi pertanto segnano il confine naturale della penisola e sono “poste da Dio a sua difesa dai venti freddi del Nord, ma soprattutto dall’invasione del nemico”. Ecco quindi che leggendo il bel libro di Scroccaro si comprende come le nostre montagne nei vecchi testi scolastici delle elementari fossero rappresentate spesso con funzioni di difesa militare ma pure con una visione idilliaca, quindi fonte di serenità e pace o, ancora, come fonte di leggende e storie molto simboliche, capaci di catturare l’immaginazione e la curiosità degli alunni. Leggendo le pagine di Scroccaro scopriamo che un’escursione tra le montagne del Nord Est, raccontata ai bambini, diventa motivo per ricordare i grandi episodi di valore militare nella Prima Guerra Mondiale, oppure per due bambini in gita fra le Dolomiti, i Monti Pallidi diventano “il regno dei Fanes, la vera patria delle aquile” o, infine, il Monte Cristallo a Cortina d’Ampezzo insieme alle Tre Cime di Lavaredo e alle Torri del Vajolet, diventano ambiente ideale per numerose fiabe di quelle valli. Insomma una montagna molto romantica, simbolica e sinonimo di serenità e di protezione che non fa i conti con la vita reale e con le problematiche del vivere in montagna in tutte le stagioni: lo spopolamento delle valli, la mancanza di lavoro, la povertà, l’emigrazione spesso forzata, non fanno parte dell’educazione giovanile. La fatica del vivere in montagna non trova spazio quasi mai nei sussidiari scolastici. Una visione un po’ troppo bucolica della montagna che ancora oggi, in molti casi, non viene superata ostacolando talvolta lo sviluppo di concrete politiche per la montagna.

Giannandrea Mencini