Non dimenticare il dramma di Izourt!

Ho letto il libro di Renza Bandiera “Izourt. Il dramma degli immigrati
italiani sulle dighe dei Pirenei francesi” edito per la Mazzanti libri.

Qui riporto la mia recensione.

Il 24 marzo 1939 rappresenta un giorno terribile che ha segnato per sempre la storia della valle di Auzat, nella regione dell’Ariège, sui Pirenei francesi. In quella giornata di inizio primavera, una tempesta di neve di inaudita potenza si abbatté sul cantiere di costruzione della diga di Izourt, dove lavoravano centinaia di emigranti italiani, molti dei quali, veneti e friulani. Il bilancio di quel disastro fu gravissimo: 29 italiani e 2 francesi perirono anche per il crollo dei tetti di due solidi fabbricati in muratura dove alloggiavano decine di lavoratori. Erano infatti in fase di ultimazione, le opere dei bacini montani di Izourt e di Gnioure, che sarebbero andate ad alimentare le centrali idroelettriche della più grande fabbrica europea di alluminio, ad Auzat in Ariège. Una tragedia che colpì numerose famiglie italiane e che Renza Bandiera, di origine friulane, ha voluto ricordare con un coinvolgente volume, sua prima opera letteraria, dal titolo “Izourt. Il dramma degli immigrati italiani sulle dighe dei Pirenei francesi” edito per la Mazzanti libri. La realizzazione di questo libro di narrativa storica – vincitore del premio letterario Filitalia “Dispatriati” nella prima edizione 2015/2016 – è nata dalla collaborazione dell’autrice con amici francesi e italiani che si sono prodigati per restituire la memoria di una tragedia che non doveva essere dimenticata.

Come spiega nel suo volume la scrittrice, lo scoppio del conflitto europeo nel settembre 1939, che provocò una serie di restrizioni anche all’Italia non belligerante, indusse diversi capo-famiglia a vedere nell’espatrio “un rimedio al peggioramento della povertà che si prospettava in un futuro forse troppo vicino. Alcuni riuscirono nell’intento, sfuggendo peraltro ad un eventuale servizio di leva, benché il problema centrale fosse legato al tentativo di sconfiggere la miseria”. Quella miseria, che nella storia del nostro Paese ha causato tristi vicende e dolorose separazioni familiari, portò così in Francia una forza lavoro italiana e soprattutto triveneta, a lavorare in numerosi cantieri. Bandiera, attraverso l’armonia della narrativa ma con il piglio della storica anche con l’aiuto di foto d’epoca, ci descrive in modo dettagliato gli episodi di quel drammatico evento.

Ecco quindi il lungo racconto del faticoso viaggio verso la Francia degli emigranti, per molti la vera prima prova di vita. Un insieme di storie, culture e competenze differenti, ma unite dal dolore per l’abbandono del proprio paese, dei propri cari. Poi l’arrivo nei cantieri, un certo entusiasmo iniziale che presto lascerà spazio, con l’arrivo del maltempo, alla paura e all’inquietudine. Fino al vento tremendo che soffierà in quota, la tempesta di neve che farà tremare gli alloggi causando la tragedia di Izourt e i disastri di Pradières. Ma non sarà finita. Al cantiere di Gnioure, i lavoratori per salvarsi tenteranno la discesa a valle attraversando vette verticali in condizioni proibitive, muniti soltanto di barre di ferro e di cazzuole per le arrampicate su crinali molto ripidi. Una traversata epica che non verrà mai dimenticata.  Arriviamo così all’epilogo di questa triste vicenda, al 31 marzo 1939, giorno dei funerali che vedrà a Viodessos una folla impressionante accorrere da tutto l’Ariège a rendere omaggio a questi martiri del lavoro, così numerosa da rendere necessario celebrare le esequie a cielo aperto. Tutti questi passaggi, tutti questi momenti, Bandiera li racconta con grande attenzione e con una narrativa appassionante che rende il lettore emotivamente partecipe di questo indimenticabile dramma che, grazie a questo libro, rimarrà nella memoria collettiva di tutti noi.

Giannandrea Mencini