Le Langhe raccontate da Orengo

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Ho letto per la prima volta un libro di Nico Orengo “Di Viole e Liquirizia” (Einaudi 2005) e ne sono  stato favorevolmente colpito. Un libro scritto in modo molto semplice e scorrevole assai intrigante ed ironico. Un bel viaggio nelle terre piemontesi delle Langhe ricche di storia e di profumi. Terre del vino che, alla fine, fanno da sfondo, nel bene e nel male, alla storia raccontata da Orengo. Non mancano infatti delle considerazioni da parte dell’autore un po’ critiche nei confronti del “business”  vinicolo un po’ “spregiudicato” delle terre di Alba. Un libro che si legge velocemente e che consiglio.

 

Da Einaudi:

“Sono i profumi del vino e della terra, prima di tutto, a dirci che questa è una storia di Langa. Poi l’ombrosità di una donna fragile e fiera, le curve tortuose delle colline, un debito di gioco, un duello all’ultimo bicchiere…

In questa storia delicata e struggente, fatta di solitudini che s’incontrano e di sapori che vengono da lontano, la penna lieve e felice di Nico Orengo riesce a raccontare le ferite che la vita incide negli animi e nei luoghi, l’eco del passato che rimbalza su un futuro sconosciuto, la difficile arte di non perdersi mai completamente.

Daniel Lorenzi è un sommelier parigino arrivato ad Alba per tenere un corso di degustazione sui Grandi di Francia. Insegnare a bere ai langaroli può sembrare un paradosso, ma qui siamo nelle «nuove» Langhe, in uno strano miscuglio di affari, turismo gastronomico e vecchie tradizioni: e chissà che questo «naso» straniero, così attento a cercare tracce e sfumature, non possa arrivare a cogliere meglio di tutti gli altri l’essenza vera delle cose.

C’è una giovane donna, per esempio, all’enoteca Tastevin: si chiama Amalia, ha la fierezza e la fragilità di chi sta bene attento a non chiedere mai niente a nessuno. Lo sanno tutti che il morboso affetto che suo fratello Giulio prova per lei nasconde un drammatico ricordo, ma ci vorrà l’arrivo di un uomo solitario e affascinante come Daniel per far esplodere antico dolore e nuove rabbie, e riportarla alla vita.

C’è una strana figura di scrittore che si fa chiamare Eta Beta e capita dentro la storia di punto in bianco, con molti trucchi nelle tasche e un triste amore da raccontare. C’è una cascina, la Ginotta: terra da Barbaresco, se qualcuno la curasse. Dopo anni di abbandono, tornerà alla ribalta in una sfida d’altri tempi.

Sulle trafficate colline delle Langhe s’incrociano questi e altri variopinti personaggi: taxisti che bevono birra, produttori di vino, giocatori di pallone elastico, scommettitori, tecnici della vinificazione, e poi, immancabili, i turisti stranieri.

In una danza vitale che mescola curiosità e rimpianto, passione e gelosia, Orengo ci racconta come cambia il mondo nel mondo che cambia”.