Dalla Valbelluna al Belgio, l’avventura dei minatori narrata in un libro

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Articolo uscito il 12 luglio 2016 sul Gazzettino Ed Belluno

L’industria belga, uscita abbastanza indenne dalla seconda guerra mondiale,  aveva bisogno di molta manodopera soprattutto per le miniere. Il 20 giugno 1946 fu firmato il Protocollo italo-belga che prevedeva l’invio di 50.000 lavoratori in cambio di carbone. Nacquero così ampi flussi migratori, uno dei quali, forse il più importante, fu quello degli italiani verso le miniere belghe. Una componente italiana che conteneva anche numerosi bellunesi  che partirono per lavorare in quei difficili luoghi. A settant’anni da quella firma, l’emigrazione dei minatori italiani della Valbelluna viene raccontata in un interessante libro appena uscito in libreria edito da DBS. “Minatori della Valbelluna” di Arnelio Bortoluzzi, pubblicato con il patrocinio dell’Associazione Bellunesi nel Mondo, ci accompagna negli abissi di Mons-Borinage dove agli inizi degli anni ’50 oltre 23 mila persone lavoravano nell’industria del carbone.  Il libro nasce anche per ragioni familiari – il suocero dell’autore visse l’esperienza in fondo alle miniere – ma per la sua stesura Bortoluzzi ha ricercato fonti storiche e testimonianze dirette. Ne è risultato un racconto in cui la vicenda del protagonista, il bellunese Ugo Casal, diventa opportunità per documentare il contesto sociale, politico ed economico  in cui prese vita e si svolse la “tratta” dei minatori italiani. Solo pochi lavoratori italiani compresero realmente cosa accadeva. Per la maggioranza il Belgio rappresentò un’opportunità di futuro rosa come il colore dei manifesti con cui si invitavano gli uomini a diventare minatori. La storia di Ugo Casal, raccontata da Bortoluzzi, è paradigmatica di tante altre storie: l’entusiasmo e le promesse della partenza da casa, l’arrivo a Mons-Borinage, l’umiliazione e la delusione. Traspare fra le righe del libro un grande trasporto emotivo dell’autore che “sente” quasi come propria la storia che va a raccontare. Una storia che parla di ansie, paure, di morte e malattie, ma anche di riscatto nonostante tutto e di voglia di vita anche dopo aver conosciuto gli scuri abissi di Mons-Borinage.

Giannandrea Mencini